Intervista ad Herat De Nicola, titolare fondatore e curatore della galleria Important Design di Milano
Important Design è uno spazio dedicato all’arte, al modernariato, al design nel tranquillo e raffinato quartiere di Pagano-Buonarroti a Milano. Abbiamo incontrato Herat De Nicola, fondatore della galleria, per farci raccontare il suo originalissimo percorso che, da semplice amante delle arti, lo ha portato a diventare un vivace e rispettato promotore della cultura artistica e del design del ‘900.
Entriamo dunque nel suo spazio e facciamoci guidare alla scoperta di un luogo pieno di fascino, dove possiamo imbatterci facilmente in un raro pezzo di design di Gio Ponti, in una colorata tela estroflessa di Agostino Bonalumi, ma anche in un antico servizio da tavola in argento, perché qui il denominatore comune è uno solo: la celebrazione di ogni forma di creatività, a prescindere dalle categorie o discipline d’appartenenza.
Chi è Herat De Nicola?
Diciamo prima di tutto che sono un figlio del Novecento quindi una persona che ha un rapporto molto concreto ed esperienziale con la realtà che la circonda. Sono sostanzialmente un autodidatta, che certamente deve molto anche all’ambiente familiare in cui è cresciuto: dai miei genitori ho ereditato un’attitudine eclettica e anticonformista. Mio padre ha passato la vita producendo indifferentemente Arte e Artigianato, senza badare a paletti e a dotti distinguo d’accademia; mia madre mi ha svelato il valore antropologico sotteso alla missione del commercio, ovvero mettere in contatto genti e saperi, con il pretesto delle materie e dei prodotti. E poi c’è stato quello che ho aggiunto io, forse semplicemente l’aver saputo unire queste due anime.
Come è iniziata questa avventura nel mondo dell’arte?
Come accennavo, la mia avventura è iniziata dalla porta del retro, quella dei mercatini delle pulci e dell’antiquariato, che a Milano non mancavano. Quando ero un ragazzo, verso la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, la Fiera di Sinigaglia aveva tutte le caratteristiche per somigliare ad uno strano e affascinante Luna Park. Qui una variegata tribù, composta da restauratori in pensione, fricchettoni appena arrivati dall’India con mercanzie di ogni tipo, stiliste mancate convertite alla vendita di vintage da baule, bande di lesti napoletani muniti di tre tavolette, si contendeva ogni sabato mattina via Calatafimi tra profumi di patchouli e caldarroste. C’era poi il grande appuntamento mensile del Mercatone dell’Antiquariato sui Navigli e più in generale c’era l’atmosfera che aleggiava in tutto il quartiere Ticinese, nel quale sono cresciuto e dove aveva finito per confluire buona parte di quella cultura radicale e bohémien della Brera del Jamaica. Inserito all’interno di questo quadro alternativo e multicolore, ho iniziato a sentire il bisogno di creare forti relazioni affettive con i prodotti generati da quel clima.
E quindi come è avvenuto il grande salto da collezionista a commerciante d’arte?
In realtà i due ruoli sono sempre stati presenti e hanno agito tra loro in modo osmotico. Maturando ho capito che ciò che agisce nel profondo di un collezionista non è quasi mai la semplice voglia di possesso, quanto il bisogno di raccogliere oggetti pregiati per prendersene cura, proteggerli, assumersi il compito di custodirli a fronte di una affinità che si avverte tra noi e le opere. Allo stesso modo, un commerciante d’arte ha la responsabilità di diffondere e far evolvere il proprio mondo. Come un padre, è consapevole della necessità del distacco, capisce che ad un certo punto è giusto lasciare andare ciò che ha sostenuto, affinché confluisca altrove, arricchendosi di nuovi incontri. In questo senso mi sento un convinto animista: ho un viscerale bisogno di credere che tutto ciò che tratto possieda un suo spirito. Al di là della retorica delle parole, potrei dirti che l’etica nel mio campo si mette in pratica semplicemente trattando solo quello che si stima, e questo è ciò che ho sempre fatto.
Come nasce Important Design?
Important Design è il “palcoscenico” che adopero per mettere in mostra un lavoro che nei fatti viene costruito in un backstage chiamato Modernariato De Nicola. Quest’ultima è la denominazione con la quale sono conosciuto praticamente da tutti a Milano e che adopero comunemente nella mia quotidiana attività di ricerca e scoperta. Tuttavia c’è stato un preciso momento in cui ho sentito il desiderio di rendermi più visibile e accessibile agli altri, immaginando un’iniziativa capace di andare oltre finalità prettamente commerciali. Sentivo in pratica la necessità di dar vita ad uno spazio dove condividere insieme ad altri una certa idea di bellezza e qualità. E’ nata così la galleria Important Design, un luogo che vuole oltrepassare la mera dinamica della compravendita, per aspirare ad essere un luogo fisico di incontro e convivialità tra amanti di un heritage che sfugge all’oblio solo nella misura in cui si continua a parlarne.
Cosa predilige nell’ambito del design?
Credo di avere una forte affinità verso tutti quei prodotti che esprimono il valore dell’eccellenza manifatturiera. Questa predilezione è lo specchio di un mio background marcatamente tecnico, legato ad una conoscenza profonda dei processi produttivi. Mi affascina osservare come aziende e progettisti abbiano saputo tradurre intuizioni estetiche in soluzioni concrete capaci di sostenerle. Esiste modo e modo per risolvere un problema, a me piace quando le soluzioni assumono qualità magistrale. In questo senso la tipologia dell’illuminazione è particolarmente interessante da osservare perché implica la capacità di trovare soluzioni che agiscano contemporaneamente su più piani. Un prodotto destinato ad illuminare deve considerare sia gli aspetti astratti e simbolici sottesi al tema della “Luce”, sia tutti gli aspetti estremamente concreti legati all’innovazione tecnica sull’impiantistica e la componentistica. Negli anni ’50 noi italiani abbiamo insegnato al mondo come fare buona illuminazione, grazie al ruolo svolto da aziende come Fontana Arte, Arteluce, Azucena, dietro cui operavano personalità che considero dei maestri insuperati a tutt’oggi, come Gino Sarfatti, Max Ingrand, Ignazio Gardella, Angelo Lelli e tanti altri. Se poi si parla di luce, diventa impossibile omettere il tema del vetro. Continua fonte di ammirazione e motivazione rappresenta per me il modo geniale con cui personalità del calibro di Vittorio Zecchin, Paolo Venini, Ercole Barovier, Alfredo Barbini, Archimede Seguso hanno saputo rinnovare un’arte che a Venezia e Murano affonda le sue radici già all’inizio del 1200.
Ma il design si affianca all’arte…
Esatto, nella mia visione, design ed arte si contaminano, si affiancano e sconfinano spesso l’uno nello spazio dell’altra. Infatti negli ultimi anni la mia collezione si è popolata di opere pittoriche e plastiche che definirei trasversali e che oscillano in una sorta di galassia in costante movimento. Prima di aprire la galleria, quando operavo solo con la Modernariato De Nicola, mi ero sempre divertito a spiazzare le aspettative dei miei affezionati clienti, che magari mi venivano a trovare con l’intenzione di acquistare una lampada per illuminare una stanza e poi uscivano persuasi di aver trovato la ceramica della loro vita. Sono particolarmente orgoglioso quando, attraverso la compravendita, riesco a convincere qualcuno dei benefici concreti di un’opera senza un’apparente funzione d’uso, perché ciò significa aver saputo trasmettere le ragioni dell’estetica in un mondo che appare sempre più indifferente a certe conquiste di civiltà. Infatti, un’opera agisce sul nostro umore, migliora il nostro paesaggio circostante e affina la nostra consapevolezza interiore e spirituale. Come ha detto il poeta “solo la bellezza potrà salvare il mondo”.
E quali sono le sue preferenze per quanto riguarda l’arte?
Considerando l’ampio contesto pittorico italiano del ‘900, sento di essere in continuità con un certo filone, tipicamente milanese, interessato non tanto ad una lettura in chiave pop dei fenomeni, quanto a percorsi connotati da maggiore senso di sintesi. Sento la forza dell’eredità lasciata da Lucio Fontana, mi affascinano le esperienze cinetiche riconducibili al Gruppo T, e ammiro tutto il gruppo degli artisti oggettuali (Enrico Castellani, Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi, Turi Simeti), fino alle ricerche dei programmati come Bruno Munari, Enzo Mari, Gianni Colombo e Getulio Alviani. Sul fronte delle arti plastiche, in assoluto prediligo l’arte della ceramica. Qui, attraverso il gesto dell’Uomo, la terra può farsi opera, ovvero testimonianza poetica del nostro passaggio. Qui c’è il rapporto con il fuoco, il tema della cottura, il colore che trasforma, deforma e fissa sulla superficie i colori, gli smalti, le iridescenze. Se sei interessato alle forme più autentiche e antiche di comunicazione ed espressività, dovrai partire immancabilmente osservando come il più elementare degli elementi sia stato declinato dall’Uomo, magari sotto forma di tavoletta sumera, magari come coccio etrusco o statua di arciere in terracotta a corredo funebre di qualche imperatore cinese. Per quanto nel mondo dell’arte la ceramica venga spesso considerata una forma minore, credo che in questo materiale possa condensarsi un potenziale di bellezza che difficilmente può essere eguagliato da altre forme espressive. Tutti i più grandi artisti hanno amato questo materiale così arcaico e misterioso, primi fra gli altri il grande Pablo Picasso, Joan Mirò, Lucio Fontana, Gio Ponti, Fausto Melotti, Arturo Martini, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Emanuele Luzzati, Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Sandro Chia.
Infine, com’è l’identikit del suo collezionista tipo? Ha le idee precise o si lascia consigliare?
Come in tutte le cose, credo sia importante sapersi mantenere in una posizione di equilibrio quando ti confronti con gli altri: da una parte essere consapevoli di ciò che si cerca o si propone, dall’altra darsi comunque ampi spazi di ascolto e scoperta. In questo senso, ogni volta che mi capita di suggerire un acquisto a una persona cerco di trasformare quel momento in un incontro e in un’occasione di approfondimento prima di tutto per me stesso.
Important Design
Via Mosé Bianchi, 2 – 20149 Milano
tel. 02 36525419 – cell. 339 6265230
email: modernariatodenicola@gmail.com
orari
Lunedì – Sabato: 10/12 – 16/18
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