Giuseppe Tortato rompe gli schemi e sorprende con nuovi volumi di vetro e di verde, sfruttando le doppie altezze e i dislivelli di un attico “verticale”, frutto dell’unione di spazi nati in tempi diversi e uniti in modo raffazzonato.
Un attico, in un palazzo del 700 nel centro storico di Padova a pochi passi dalla chiesa degli Eremitani e dalla Cappella degli Scrovegni. Il cliente è un imprenditore cinquantenne padovano che ha deciso di acquistare l’appartamento per avere uno spazio, o forse meglio un rifugio, che consentisse a lui e alle sue bambine, di vivere gioiosamente insieme la propria casa potendo dedicarsi ai propri interessi o svaghi ma rimanendo sempre uniti.
Il tema non era semplice: l’attico sviluppato su tre livelli si presentava parzialmente mutilato del suo fascino potenziale a causa di una sommaria ristrutturazione avvenuta negli anni ottanta. L’appartamento era costituito da un insieme di ambienti potenzialmente interessanti, ma disgregati tra loro. Mancava una visione d’insieme, mancava un’emozione.
L’idea progettuale di Giuseppe Tortato
Giuseppe Tortato Architetti elimina le superfetazioni esaltando le strutture in legno esistenti, riportando la luce all’interno degli ambienti. Prende vita così un nuovo “racconto” che dall’ingresso conduce in cucina con un insieme di volumi e pedane “sospese”. Scelte, queste, che amplificano le potenzialità delle doppie altezze e dei dislivelli originari.
L’obiettivo del progetto era creare un rifugio di pace familiare ma anche un ambiente dinamico che potesse accogliere gli ospiti. Sfruttando le diverse altezze si è scelto di creare diversi spazi legati visivamente tra loro incentrati ed affacciati sulla grande sala. Il soggiorno, infatti, è il fulcro di tutto il progetto, pensato quasi come la “piazza” della casa su cui si affacciano ambienti speciali. In questo ambiente dominano colori e materiali naturali. Il parquet nero con finitura taglio sega, i muri intonacati color sabbia con argilla naturale.
Tutto finalmente trova il suo spazio
Il verde entra nell’ingresso, improvvisamente un albero sale fino al tetto prendendo luce dal nuovo lucernario in copertura, e accanto trova posto il pianoforte. Lo studio si affaccia nel soggiorno come un gioiello discreto, una teca di vetro la “la casa sull’albero” del papà incastonata nella parete originaria, aggettante e sospesa verso il pianoforte ed il camino, che consente al genitore dal suo interno di godersi le proprie bambine magari intente a giocare in sala.
Salendo su una pedana sospesa ci si ritrova nell’angolo del camino, incorniciato da un divano “passante”, posto al centro della stanza, rivolto sia verso l’antico focolare, sia verso il nuovo monolite, sul lato opposto, che contiene la tv e il cuore tecnologico che gestisce tutti gli impianti della casa.
Un’ultima grande pedana contiene la zona pranzo, su cui si apre la cucina, separata e al tempo stesso unita a questa da una grande parete vetrata: la luce dei due ambienti si compenetra amplificando gli spazi valorizzati dal legno naturale del soffitto e dal colore degli intonaci, ispirati al colore delle terre e pensati con Matteo Brioni.
Sulla sinistra una scala nascosta sale verso la zona notte mansardata: un piccolo balcone, aggettante si apre sullo spazio a doppia altezza del soggiorno, “Il terrazzino del te”, con parapetti vetrati, che mette in collegamento visivo il piano superiore con la “piazza”, un luogo pensato per il relax, per leggere ed ascoltare musica, ma anche per intrattenere gli ospiti in occasione di un evento speciale.
Una casa che abbraccia chi la vive e chi ospita, che sorprende e che emoziona, calda come la terra e la luce che riesce sempre a catturare.