Nel design non è forse l’attenzione ai dettagli a fare la differenza? Ciò vale sia per le soluzioni di stampo moderno sia per quelle che vedono un legame con epoche in cui non ci si poteva permettere di sprecare alcunché.
Qualcosa che si può ritrovare nella maggior parte delle pietanze gastronomiche della tradizione, che partono da una cultura dove “si fa con quel che si ha a disposizione” per creare soluzioni creative e che sono vere e proprie opere d’arte.
È quanto accade anche nel caso dell’arte povera: un movimento avanguardista che ha conosciuto un successo importante tra gli anni Sessanta e Settanta del Secondo Dopoguerra, capace di cambiare il corso della storia in maniera significativa e rivoluzionaria.
Una ribellione ai canoni standard che ha rivendicato di porre al centro lo spettatore tramite la realizzazione di immagini, sculture, performance e complementi di arredo, con il fine di ribadire il legame tra uomo, esistenza ed arte.
Il risultato è stato il conseguimento di uno stile originale, rinomato e portato avanti ancora oggi. I mobili come le vetrine in legno arte povera ne sono un esempio e rappresentano l’essenza della semplicità, ottenuta dall’impiego di materie prime in grado di durare a lungo nel tempo.
Un tratto che ne assicura l’installazione all’interno di molteplici stanze, in contesti di campagna come di città, raffinati ed eleganti, con un’aria un po’ retrò.
Arte povera: una definizione
Con il termine arte povera si fa riferimento a un movimento artistico che nasce a metà degli anni Sessanta in Italia e si contrappone a una società consumista e incentrata sulla modernizzazione.
Non diversamente dalle altre soluzioni avanguardiste, si pone in rottura con il passato ma anche con il presente, in particolar modo con l’egemonia della cultura minimalista statunitense.
Una ribellione che rivendica l’utilizzo di materiali, appunto, poveri e grezzi, come il legno, le pietre, i tessuti, talvolta persino la plastica. Che prende forma da quello che si utilizza nella quotidianità, escludendo tutto ciò che è superfluo.
Quali sono le origini dell’arte povera? Vanno ricercate in special modo nelle avanguardie di inizio novecento e nella pittura astratta.
A coniare il termine è stato il curatore e storico dell’arte Germano Celant, il quale poneva all’interno del movimento artisti assimilabili tra loro per la narrazione di tematiche simili, affrontate con comunione di intenti pur non lavorando insieme.
La prima reunion è avvenuta nel 1967, all’interno di una mostra andata in scena a Genova presso la Galleria La Bertesca.
Il movimento ha aderito alle manifestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam, ma si è sciolto, nonostante il successo, intorno alla metà degli anni Settanta. Ogni artista ha proseguito portando avanti la propria identità e il proprio stile.
Tra i protagonisti del movimento arte povera ricordiamo Piero Gilardi, Mario Merz, Gianni Piacentino, Gilberto Zorio, Giovanni Anselmo e Michelangelo Pistoletto. Quest’ultimo è tra l’altro l’ultimo artista italiano vivente ad aver esposto al Louvre di Parigi. Il 25 giugno ha compiuto 90 anni ed è ancora molto attivo.
Arte povera e arredamento
La produzione di arte povera ha trovato la sua realizzazione pratica e naturale all’interno di complementi di arredo in legno lucidato, per i quali vengono adoperati soprattutto ciliegio, castagno e noce.
Mobili che presentano uno stile caldo, tipico della lavorazione artigianale del legno in Italia, e decisamente rustico. Oltre alle vetrine, tra le soluzioni che risultano più rappresentative troviamo scrivanie, scrittoi, credenze, comodini, tavoli, sedie, credenze, comodini e settimini.
Arredare utilizzando le creazioni dell’arte povera significa pensare gli ambienti riducendo tutto all’essenzialità e alla funzionalità.
Nulla vieta di accostare questo particolare stile ad altri, sia secondo un criterio di opposizione che di concordanza. L’ideale è però inserirlo in maniera esclusiva almeno all’interno della singola stanza.
È perfetto per uno studiolo, per la camera da letto, per il soggiorno, per la cucina e all’interno di un ambiente open space.
Accanto ai mobili in legno è possibile aggiungere dettagli in ferro battuto e utilizzare degli specchi. Una soluzione, quest’ultima, che si richiama all’arte di Michelangelo Pistoletto e alla sua produzione di Quadri specchianti.